INCONTRO CON LA PARTIGIANA RINA

LA RESISTENZA DELLE DONNE:

Incontro

con la partigiana RINA

Oggi, purtroppo, viviamo in un momento in cui gli ideali fascisti sembrano tornare a prendere piede in maniera preoccupante. Da un lato gli attacchi alla figura femminile sono cruenti e ripetuti: dalla legge sulla fecondazione assistita, ai diritti giuridici per il feto, dalla non libera sessualità fino agli attacchi sull’aborto, non c’è questione legata al corpo delle donne su cui la Chiesa e lo stato non pretendano ragione. Dall’altro stiamo assistendo a un ritorno di atteggiamenti xenofobi e razzisti promulgati sia da climi di controllo e paura che individuano i migranti come il più grande male della nostra società, sia da politiche securitarie che non fanno altro che diminuire la libertà di tutti e tutte in nome di una sicurezza ideale tanto distante dalla realtà, che tanto ci ricordano la retorica del regime fascista.

 

Come gruppo di donne e di compagne antifasciste ancora siamo convinte che la lotta contro il fascismo debba essere prioritaria e quotidiana e che sia giusto combattere contro chi, in qualsiasi maniera, cerchi di diminuire e ostacolare le nostre scelte, la nostra indipendenza e le nostre vite. In luce di tutto ciò che nella giornata di sabato 13 giugno siamo state molto felici di ospitare nella sede del Laboratorio S.Co.S.S.A. di Modena, Ibes Pioli (Rina), ex partigiana della nostra provincia che di fronte a una cinquantina di persone ha raccontato la sua scelta di ragazza che a soli 17 anni decide di partecipare alla Resistenza sia come staffetta che come militante dei Gap, in cui rimarrà fino alla Liberazione. Di famiglia sinceramente antifascista in un clima privo di ogni libertà di pensiero, con padre e fratello perseguitati politici e con un altro fratello morto a soli dieci anni sotto i bombardamenti tedeschi, Rina nonostante la giovane età fa la sua scelta nella più totale consapevolezza e coscienza di quanto questa potesse valere sia a livello di rischi che di sacrifici: entra infatti immediatamente dopo l’armistizio dell’8 settembre, nella clandestinità in un gruppo dei Gap di Cavezzo formato da sette persone, con lei come sola donna, tutti fra i 17 e i 20 anni. Il suo racconto è stato veramente emozionante sia dal punto di vista umano sia dal punto di vista storico: ci ha infatti narrato di come, anche se molto giovane, venne fuori la sua sensibilità di antifascista quando assistette a Ferrara all’assassinio di undici militanti da parte delle brigate nere; dei vari pericoli che ha corso, come quando da staffetta rischiò di essere scoperta mentre trasportava un sacco pieno di armi da consegnare alle formazioni combattenti, ma anche della paura e dell’orrore provati di fronte alle varie rappresaglie fasciste che colpirono tanti suoi compagni e compagne.

Come Collettivo donne di Modena abbiamo tentato, con questo incontro, di ottenere una visione un po’ più femminile di un’esperienza da sempre trattata come prevalentemente maschile che è quella della guerra: grazie al contributo di Rina abbiamo voluto approfondire che cosa ha davvero significato per tutte le donne, che ne sono state protagoniste e partecipi, la lotta per la liberazione dalla forze nazi-fasciste, con i conseguenti spazi di impegno e di rivendicazione che ha saputo aprire. Dalla prima festa della donna nelle nostra provincia (organizzata in data dell’8 marzo 1945 nel ricordo di un terribile incidente sul lavoro avvenuto in America, dove 129 operaie morirono a causa di un incendio provocato dal padrone della fabbrica) in cui insieme ai partigiani distribuirono alla gente distrutta e affamata tutto il cibo di un magazzino che doveva essere destinato ai tedeschi, al diritto di voto nel referendum del 1946 che per la prima volta segnò una partecipazione reale e attiva della donna nella sfera pubblica e politica e quindi non più relegata esclusivamente all’ambito domestico, alle enormi conquiste delle grandi manifestazioni del 1978 (diritto al divorzio, all’aborto, alla parità in materia di lavoro), tutto non sarebbe stato possibile senza il grande processo di emancipazione che fu conseguenza della partecipazione attiva alla Resistenza.

Le donne quindi hanno preso parte alla lotta per la liberazione prima di tutto liberando sé stesse, mettendo in discussione spazi e ruoli a loro assegnati da sempre dalla tradizione patriarcale: hanno abbandonato spazi fisici e mentali decisi per loro raggiungendo così un’autonomia, una libertà e un’indipendenza fino allora neppure immaginate. Si sono misurate con la violenza, il coraggio, il pericolo e la paura nella consapevolezza di condividere con altre donne gli stessi timori e gli stessi rischi. Attraverso la partecipazione attiva, in ogni sua diversa forma, alla Resistenza le donne antifasciste hanno cercato con grande coscienza una parità con gli uomini fino ad allora inesistente, un forte affermazione di sé e una conquista di un mondo che le vedesse finalmente protagoniste, libere e liberate. Siamo convinte che non si possa e non si debba assolutamente dimenticare il ruolo che nella lotta per la liberazione hanno avuto le donne, e ascoltando Rina siamo molto felici di aver compreso almeno in parte che cosa davvero ha voluto dire lottare davvero contro il fascismo anche rischiando la propria vita giorno per giorno.

In un periodo storico in cui tanti ideali neo-fascisti stanno ritornando in maniera così forte che addirittura viene concesso a certe persone che inneggiano al duce e ricordano con rimpianto l’età fascista di essere presenti in piazza con i loro volantini e la loro propaganda, con questo incontro i nostri obbiettivi sono stati quelli di tentare di diffondere ancora e sempre una cultura fatta di antifascismo e di solidarietà e di portare avanti con enorme rispetto e stima la forza dell’insegnamento e la grandezza dell’esempio delle nostre partigiane e dei nostri partigiani che in nome di un’ideale di libertà hanno salvato la nostra storia.

Collettivo Donne Modena

Collettivo Autonomo Modenese

 

 

 

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