AUMENTA LA CRISI? AUMENTA LA LOTTA!

Le giornate che stiamo vivendo sono attraversate dal dilagare della crisi economica a livello globale, una crisi che difficilmente il comando capitalista riuscirà ad arginare utilizzando i consueti strumenti di politica economica e finanziaria.
Crisi nata negli Stati Uniti d’America, per effetto di aspetti economico – finanziari, che li hanno costretti a forti tassi d’indebitamento, e per effetto dei contraccolpi a medio termine della guerra e dell’occupazione del suolo irakeno.
Ora però la crisi non si limita agli Stati Uniti, il suo carattere è di fatto già globale, e non riguarda solo il sistema bancario ed il sistema borsistico: è una crisi di sistema i cui effetti sono ingovernabili.
All’interno di questo scenario, in Italia, Governo e Confindustria vorrebbero dar vita ad un nuovo capitolo della “macelleria sociale”, che negli ultimi anni hanno portato avanti i governi di centro-destra e centro-sinistra, che si esplicita nella legge 126/24 sulla detassazione degli straordinari, nella legge 133 (che contiene anche il  “decreto Brunetta” sulla deregolamentazione del mercato del lavoro), nell’indebolimento degli ispettori del lavoro e dell’INPS, e nell’ipotesi di riforma dei contratti di lavoro.
La pretesa infatti è quella di far pagare la crisi ai lavoratori, agli studenti, ed ai precari; componenti che però hanno dato vita ad un movimento che ha saputo caratterizzare un autunno di lotte, movimento che ha intrecciato i suoi segmenti con quelli del sindacalismo di base nella giornata del 17 ottobre, movimento che ha costretto la CGIL di Epifani ad una perenne rincorsa di mobilitazioni autonome ed autorganizzate, come nel caso delle manifestazioni dell’Onda e degli scioperi selvaggi dei lavoratori Alitalia organizzati in comitati di lotta (supportati dai sindacati di base).
Proprio all’interno della CGIL la fase che si è aperta risulta essere molto complessa: da un lato il tentativo di isolamento operato da Berlusconi, che costringe Epifani a non sedersi più ai tavoli della concertazione e della co-gestione con il Capitale pubblico e privato; dall’altro la pressione della base che non si sente più né rappresentata ne tantomeno capita dai vertici CGIL. Si spiega da questo punto di vista la proclamazione di 4 ore di sciopero generale per il 12 dicembre, fatta anche per arginare la “presa di piazza” della FIOM che per quella giornata aveva precedentemente convocato lo sciopero di 8 ore.
Proprio il 12 dicembre diventa una giornata fondamentale per andare a chiarire il quadro complessivo: il movimento dell’Onda Anomala, durante l’assemblea alla Sapienza del 15 novembre, ha fatto sua la giornata del 12 lanciando le parole d’ordine dello Sciopero Generale Generalizzato.
Tutto ciò avviene all’interno di una fase caratterizzata da una vasta e diffusa crisi di rappresentanza politica dei partiti ed in una messa in discussione dei sindacati confederali e del loro ruolo di controllo sociale.  
A questo movimento il compito di operare dal basso una forte rottura politica. Rottura che si consuma dicendo chiaramente: “la vostra crisi Noi non la paghiamo”.
Rottura operata anche su un piano di ricomposizione di classe, andando a dare una lettura sociale del fenomeno del precariato, non come ambito contrattuale ma come fenomeno esistenziale. “Noi la crisi non la paghiamo” diventa quindi una battaglia che impatta direttamente i livelli accumulativi e di redditività capitalistici ,  andando a costruire una prospettiva di lotta per il “salario sociale di classe”, ponendosi in questo modo da un punto di vista antagonista ed incompatibile alle logiche di governance.
La giornata del 12 dicembre diventa, senza mezzi termini, un primo banco di prova per il movimento, finora unica vera opposizione sociale nel paese, nel tentativo di coinvolgere altri pezzi della società nella lotta per affrontare la crisi ed il comando capitalista che l’ha generata.

Questo scritto prende spunto da analisi ed interventi reperibili sul sito: www.infoaut.org

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