IL COORDINAMENTO NAZIONALE DEI TARANTINI FUORISEDE,
nell’ ambito di una serie di giornate di mobilitazioni per denunciare le conseguenze che la grande industria sta facendo a livello ambientale alla città di Taranto,
VENERDI’ 13 FEBBRAIO ORE 19.30 AL LABORATORIO S.CO.S.S.A in VIA CARTERIA 50, farà un aperitivo informativo attraverso filmati e altro materiale.
Riportiamo qui sotto il documento di lancio delle giornate di mobilitazione:
Malgrado il rischioso ritardo, il 2009 è stato l’anno in cui finalmente la città di Taranto ha preso piena consapevolezza di quanto dolorose siano le conseguenze del disastro ambientale di cui è vittima da decenni. La Grande Industria sta uccidendo la città, a cominciare dagli stessi cittadini.
Il segno più tangibile della rottura col passato è stato il grande corteo del 29 novembre, che ha visto marciare con coraggio e indignazione gli oltre 20000 partecipanti. Il corteo, nato spontaneamente e promosso dalle associazioni ambientaliste, ha fatto leva sulla incalzante crescita, nella città, di desideri quali il riscatto, il cambiamento e la grande collaborazione necessaria per una rinascita del territorio.
Per dare seguito a questa mobilitazione e per non ridurla ad un evento sporadico, se non unico e fine a se stesso, abbiamo sentito la responsabilità di continuare a tener viva l’attenzione sull’argomento, mobilitandoci e nutrendo l’ambizione di coinvolgere in questa battaglia anche quella cittadinanza non ancora partecipe. L’obiettivo è uscire dai confini locali, in modo che il “caso Taranto” possa infine essere riconosciuto come una vertenza a livello nazionale.
Per dare continuità al percorso già intrapreso, anche noi “fuorisede” abbiamo sentito il dovere di prendere parte a questa battaglia. Proprio noi che siamo stati costretti ad abbandonare la nostra terra, cosi poco generosa con le nostre esigenze di studio e di un degno lavoro, vogliamo porre le basi perché il ritorno nella nostra città sia possibile.
Con questo animo, abbiamo creato un coordinamento nazionale dei fuorisede tarantini, formato da student*, lavorator* e precar*: a unirci è quel entusiasmo e quella voglia di fare, tipici di chi ama la propria terra e vuole renderla migliore. Per noi stessi e per gli altri, per le nostre famiglie e per il nostro futuro.
Sappiamo benissimo quali sono i problemi di questa città, dalla precarietà sociale e occupazionale allo scempio ambientale, passando per la povertà diffusa, la cultura zoppicante, l’assenteismo delle istituzioni e degli ammortizzatori sociali. Queste sono tutte cause che rendono Taranto un luogo in vivibile e dal futuro difficile.
Non tutti i mali della città sono dunque riconducibili alla Grande Industria. Tuttavia, nel corso del tempo essa ha avuto un ruolo indubbiamente determinante nel processo di sfruttamento del territorio, dal punto di vista anzitutto ambientale, ma anche sociale e occupazionale. E’ palese, infatti, come la scelta di una monocultura dell’acciaio abbia stroncato ogni altra possibilità di sviluppo, distraendo la città e le sue istituzioni attraverso quel feticcio occupazionale che sta mostrando ormai da tempo i suoi limiti e la sua inadeguatezza. L’intera popolazione è stata vittima per anni del ricatto che l’ha costretta a scegliere tra il lavorare nella Grande Industria o l’arrangiarsi con le scarsissime e precarie alternative (tra cui la disoccupazione) che il mondo del lavoro tarantino offre.
Ormai, però, emerge lampante che il rapporto costi/benefici non è più un elemento vantaggioso, né per la città, né per i singoli lavoratori. Dopo oltre 40 anni possiamo affermare che la cattedrale nel deserto rappresentata dall’Ilva appare come uno stabilimento destinato a chiudere, alla luce delle congiunture economiche globali dell’ultimo decennio e dalla crisi internazionale attuale.
Il primo effetto di queste congiunture negative è la cassa integrazione programmata e imminente per circa 4mila lavoratori dell’Ilva, che va a ribadire, se mai ce ne fosse bisogno, di come la crisi sono le classi subalterne a pagarla e non chi, come caso specifico, fattura ben 9,5 miliardi di euro l’anno.
Purtroppo a Taranto la crisi non fa notizia. L’abbiamo sempre pagata in tutti i modi possibili: basti pensare agli incantevoli spazi sottratti alla cittadinanza dalla Marina Militare o alle amministrazioni che hanno saccheggiato, con la complicità della malavita, qualsiasi risorsa e prospettiva della città. La risposta che Taranto de ve dare, insieme alla istituzioni locali, nazionali e comunitarie, è obbligatoriamente quella di iniziare a programmare un futuro slegato da quelle che sono le basi attuali. Un futuro, dunque, che non passi quindi solo per la pur fondamentale messa a norma degli impianti inquinanti, ma per la progettazione e pianificazione di nuovi processi di sviluppo sostenibile per il territorio
La nostra aspirazione è che Taranto divenga fabbrica di idee e partecipazione, un laboratorio cittadino permanente in cui tutti e tutte si assumano la responsabilità di pensare un futuro condiviso. Un esempio di democrazia partecipativa insito nel DNA MagnoGreco della città.
La legge regionale, approvata il 16 dicembre 2008, che riduce le emissioni di diossine dagli attuali 8 nanogrammi per metro cubo ai 2,5 nanogrammi entro aprile 2009 e a 0,4 entro il dicembre 2010, è senza dubbio un passaggio imprescindibile ma tuttavia non esaustivo, dato l’ostracismo mostrato dal Governo e dal Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo nelle scorse settimane. Infatti, la legge rischia di essere incostituzionale, in quanto, mentre per il diritto alla salute sono le regioni ad avere competenze specifiche, in materia ambientale c’è lo Stato a concorrere per la competenza, con un ovvia superiorità rispetto al legislatore regionale.
Guarda caso, nei giorni stessi in cui il Ministro tacciava i dati dell’A.R.P.A. sull’inquinamento come non attendibili, rimuovendo i tecnici del ministero che li avevano mostrati, Emilio Riva, leader dell’ILVA, ufficializzava inaspettatamente il suo ingresso nella cordata CAI per il “salvataggio di Alitalia”.
Nasce da ciò l’esigenza di portare la “questione Taranto” al centro dell’agenda politica nazionale. E ciò si potrà ottenere solo mantenendo salda l’attenzione dei cittadini e continuando a fare pressioni sull’intero arco politico-istituzionale, non solo per evitare lo spreco delle conquiste ad oggi ottenute, bensì soprattutto per continuare a fare passi in avanti verso la riappropriazione del nostro futuro e del diritto alla salute di tutto il territorio.
Per dare continuità a questo percorso il Coordinamento dei Tarantini Fuorisede lancia per il 12-13 Febbraio ’09 2 giornate dimostrative di mobilitazione diffusa su scala nazionale per continuare a controinformare e sensibilizzare non solo il territorio locale ma l’intera penisola.
La piazza centrale sarà il 15 Febbraio a Taranto dalla quale ci saranno collegamenti diretti e reportage dalle altre città italiane in cui il Coordinamento è presente.
COORDINAMENTO NAZIONALE DEI TARANTINI FUORISEDE
Altre iniziative:
BOLOGNA 12 FEBBRAIO ORE 15,30: SIT-IN P.ZZA RAVEGNANA (SOTTO LE TORRI)
FIRENZE 12 FEBBRAIO ORE 9: SIT-IN P.ZZA ST.ANNUNZIATA
ROMA 13 FEBBRAIO ORE 8,30 METRO B PIRAMIDE: SCIOPERO GENERALE METALMECCANICI, CORTEO CON GLI OPERAI DELL’ILVA
TARANTO 15 FEBBRAIO ORE 19, PIAZZA DELLA VITTORIA: ASSEMBLEA PUBBLICA, REPORTAGE DELLE MANIFESTAZIONI IN TUTTA ITALIA, CONCERTO CONCLUSIVO.